Oklahoma city rasa al suolo: se anche nella terra dei pionieri non si riescono a prevedere i disastri
Già il nome mi ricorda l’epico far west. Oklahoma city, sembra di sentirlo pronunciare da Alberto Sordi. Ed era prateria finchè in un solo giorno, nel 1889 (mica tanto tempo fa), diecimila persone decisero che quella era la loro nuova città. La scoperta del petrolio fece il resto fino ad arrivare a una popolazione di oltre mezzo milione di abitanti. La successiva depressione ne fece la capitale degli emarginati, così come è successo per altri versi alla mitica New Orleans. Il destino evidentemente non è mai giusto se proprio le città dei poveri, oltre alla miseria, devono subire anche i disastri. Una tromba d’aria ha letteralmente raso al suolo la città: oltre novanta morti, centinaia di feriti, venti bambini intrappolati tra le macerie della scuola. L’arrivo del tornado è stato preannunciato con soli sedici minuti di anticipo: troppo pochi per salvarsi. Le immagini delle due città a confronto, prima e dopo il disastro, sono impressionanti. Gli Stati Uniti sono naturalmente, per l’ennesima volta, a lutto. Si scoprono fragili. Il più grande e potente Paese del mondo che non riesce ancora a difendersi dalla natura. Eppure ci sono addirittura i “cacciatori di tornado“, i film celebrano un’efficienza che non c’è. Insomma, il cinema è un’altra cosa e, a dispetto della sbandierata tecnologia ci si deve affidare anche lì solo agli atti di eroismo. E se mi permettete, certi disastri fanno sentire un pò meno piccoli noi italiani che ogni volta che succede una catastrofe ci meravigliamo di non averla saputa prevenire. Se non ci riescono neppure in America, anzi a Oklahoma City, terra di pionieri. [Nelle foto: Oklahoma city prima e dopo il tornado]